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      Poi nelle note e nelle parafrasi cercò il senso e lo spirito del libro santo, e desiderava fosse diffuso. «Il sole illumina tutto il mondo. Perchè non altrettanto dee fare la dottrina di Cristo? Io non la penso come quelli che non vorrebbero che la sacra scrittura in vulgare si leggesse da' privati; quasi gl'insegnamenti di Cristo fossero tanto astrusi da rimanerne solo capaci pochi teologi; o quasi la sicurezza delle scritture dipendesse dall'ignorarle gli uomini. Celino i re al popolo i misteri de' lor gabinetti; ma Cristo volle che i suoi misteri ricevessero la maggior pubblicità. Vorrei vedere anche le femminelle leggere l'evangelo e l'epistole di san Paolo, e che la Scrittura venisse tradotta in tutte le lingue, e corresse nelle mani non solo di Scozzesi e Irlandesi, ma fin di Turchi e Saracini»361.
      Ebbene, tutto ciò nol toglieva dalla grazia dei papi. Il cardinale De' Medici l'avea sempre difeso quando i prelati sentivano punti e sè e la religione: e mostrava lettere dove lodava la scienza e la virtù di ciascuno. E quando divenne papa, Erasmo scriveva, da lui sperare restituiti i tre precipui beni dell'umanità: la pietà cristiana, le ottime lettere, la concordia del mondo cristiano, fonte e generatrice della pietà e dell'erudizione362. Che se Leon X non gli attenne tutto quello che aveagli fatto intravedere da cardinale, raccomandollo a Enrico VIII, scrivendo che l'amore innato delle lettere eragli cresciuto cogli anni, perchè osservò che quei che le coltivano sono attaccati di cuore ai dogmi della fede, e ch'esse formano l'ornamento e la gloria della Chiesa cristiana (10 luglio 1515). Di più fece coll'accettarne la dedica della tradizione del Nuovo Testamento363, col che lo pose a schermo dalle accuse d'eterodossia, appostegli da Stunica, da Hoogstraten, da Lee, da Carenza, da Egmont, da altri.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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