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      E gli ricorda d'aver un tempo animato il papa a concedergli un insigne sacerdozio in Germania, e questi l'avrebbe fatto se non l'avessero distolto calunnie: e d'aver dissuaso lo Stunica dallo scriver contro di esso368.
      Fatto è che ogni scritto di Erasmo era un avvenimento; e gli procacciava come grandi amici, così grandi avversarj; ed egli ingrazianivasi prelati e principi colle cortigianerie, e col metter sempre una frase che medicasse la audace o pungente. Era re dell'ironia369, ma per usarla contro un privato si richiede o il coraggio del virtuoso, o la codardia del calunniatore. Al carattere di Erasmo si affà meglio la satira generale, a cui nessuno può contraddire, e da cui nessuno in particolare rimarrà ferito; e dove non si potrà snudare la menzogna, perchè è generica l'accusa. Taccerà d'ignoranza i frati di Germania, stando in Inghilterra; di scostumatezza i frati d'Italia, dopo che d'Italia uscì; questi ingiurierà in generale, ma lodando ciascuno in particolare; dirà male de' papi, ma benissimo di Leon X e d'Adriano VI. Quando levò rumore il Dialogo tra Giulio II e san Pietro alle porte del paradiso, ove quello è accusato di briacone, omicida, scellerato, simoniaco, venefico, spergiuro, rapace, lascivo, Erasmo protestò non esserne l'autore370. A ciò è condotto chi sagrifica la verità all'opinione.
      In effetto, egli prende i sette peccati capitali, e gli affigge come abituali e comuni a chiunque porta cocolla, e sbizzarrisce in istorielle, motti, quolibetti, in quegli aneddoti che il ricco, il dotto ed il patrizio vulgo accetta senza esame, ripete senza discrezione, e che il tempo tramanda alla non meno futile posterità.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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