Gli studenti di Wittenberg colgono un frate che portava ottocento copie delle controtesi di Tetzel, gliele tolgono, e invitano chiassosamente a venir vedere bruciarle, e il fanno tra le grida di «Viva Lutero, morte a Tetzel». Lutero professava sottomettersi alla decisione del papa, ma intanto sbraveggiava in tono di sfida; e dall'applauso popolare fatto confidente in sè e ne' testi letterali della Bibbia, conculca la tradizione e la scuola, e richiamando ai primi tempi della Chiesa, apre l'avvenire con un appello al passato.
Come già erasi fatto col Savonarola, Tetzel proponeva a Lutero la pruova dell'acqua e del fuoco; e questi, men civile del Ferrarese, rispondeva: «Io me n'impippo de' tuoi ragli. Invece d'acqua ti suggerisco il sugo della vite; invece del fuoco, odora una buona oca arrosto».
I dotti di qua dalle Alpi mal si capacitavano che da un barbaro potesse derivare nulla di straordinario: e quali, invaghiti del bello, credeano bastasse opporre ai sillogismi la fabbrica del Vaticano o il quadro della Trasfigurazione; quali prendeano spasso di quelle controversie, e di scoprire a Lutero forza d'ingegno meravigliosa: e, sebbene scrivesse alla carlona, l'applaudivano di prendere pei capelli la screditata scolastica e i frati, ch'eran per loro l'ignoranza e la pedanteria incarnata. Gli spiriti forti ridevano del papa, messo in sì male acque, ridevano insieme dei riformatori, che davansi aria di rigoristi entusiastici, e collo scetticismo allora di moda, stavano a vedere chi prevarrebbe.
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