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      Perchè non ce ne varremmo a castigare il papa, i cardinali, i vescovi, e tutta la schiuma della sodoma romana, avvelenatrice della Chiesa di Dio? Perchè non bagneremo le mani nel loro sangue onde salvar noi e i nostri nepoti?»390
      Altri risposero al novatore tessendo argomenti in quelle forme sillogistiche, di cui erasi abusato nelle dispute e fino ne' Concilj precedenti391; e Lutero sguizzava loro di mano con una celia; diceva: «Voi discutete se Cristo è figliuolo di Dio, se Maria è sua madre, e non tollerate che noi mettiamo in dubbio le indulgenze?» Avea torto, perocchè quelle quistioni agitavansi ne' conventi o in adunanze ecclesiastiche per mera esercitazione scolastica, mentre ora egli le portava in piazza, le sottoponeva al senso comune che non è competente; coll'audacia propria ringalluzziva la scolaresca che moltiplicava applausi a lui, fischiate ai contraddittori, perchè sempre la forza anormale viene ammirata, e trascina chi ha bisogno di movimento, e chi trova più comodo il pensare coll'altrui che colla propria testa. Espiavasi così la tolleranza usata all'Aretino e al Berni; come la profanità dell'arte era espiata dalle migliaja di figure del Papa Asino, che si diffondevano per Germania.
      Leon X, uscitegli invano le promesse e le minacce, non ottenuto dai principi che gli consegnassero Lutero, emana una bolla del 9 novembre 1518, ove dichiara legittime le indulgenze; e che esso, come successore di san Pietro e vicario di Cristo, aveva autorità di concederle. Lutero se n'appella al Concilio, e ricorrendo a frasi simpatiche, parla della schiavitù di Babilonia, della libertà cristiana: vindicemus communem libertatem, liberemus oppressam patriam, è il motto che dà a' suoi Tedeschi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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