E poichè quelli sono asseriti ne' libri di frà Martino, condanna questi e chiunque li serba o legge, volendo siano abbruciati. Martino, più volte ammonito e citato con promessa di sicurezza, se fosse ito non avrebbe trovato nella Corte tanti falli quanti spacciava, e il papa l'avrebbe chiarito che i suoi predecessori mai non errarono nelle loro costituzioni. Ma avendo sostenuto un anno intero le censure, e fatto appello al Concilio (locchè era proibito da Pio II e Giulio II) poteva il papa procedere a condannarlo; eppure, scordate le ingiurie, voleva ancora ammonirlo a desistere dagli errori, e fra sessanta giorni revocarli e bruciare i libri: altrimenti lui e suoi sostenitori dichiara pertinaci e notorj eretici: deva ognuno prenderli e consegnarli, o almeno scacciarli, dichiarando interdetti i luoghi ove dimorassero.
Questa bolla ammiravano alcuni come un modello di latinità, di scienza, di diplomazia; altri la criticavano come soverchiamente lunga; e che vi s'adoprasse stile di curia, anzichè i pronunziati scritturali; e che le quarantuna proposizioni vi si dichiarassero cumulativamente ereticali o scandalose o false, anzichè specificare le singole.
Lutero, imitando quel che il Savonarola avea fatto co' libri immorali, davanti agli studenti di Wittenberg brucia le Decretali, la Somma di san Tommaso, gli scritti avversi, e la Bolla, dicendo: «Oh potessi fare altrettanto del papa, il quale conturbò il santo del Signore»; e gittata la cocolla, sposa Caterina Bore smonacata, cangia forma al culto, e mentre Leone persiste a chiamarlo a penitenza, pubblica il trattato della Libertà cristiana.
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