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      Egli non aveva un programma prestabilito e compiuto, come non l'ha verun novatore; procedeva a tentone, come chi fra il bujo si orizzonta a poco a poco, e trae conseguenze dalla primaria quistione. E la quistione suprema era: «L'uomo decaduto in qual maniera può mettersi in unione con Cristo, e partecipare del frutto della redenzione?» Svolgendolo, arriva al suo canone fondamentale, la giustificazione pei soli meriti di Cristo; donde qual corollario derivano il servo arbitrio e la predestinazione.
      Tutto l'edifizio sacerdotale si compagina sulla credenza che le buone opere ci meritino la salute; Lutero, volendo demolirlo, nega che l'uomo possa cooperare alla propria salvezza; sola la fede ci salva, è scritto nel Vangelo; noi siamo corruzione e peccato, sicchè nulla possiamo se non quel che ci è dato dal nostro divin Salvatore, nè merito avvi o giustizia se non in esso; onde sono inutili, anzi nocevoli alla salute le buone opere dell'uomo, il quale non è libero della sua volontà più che nol sia la sega in man del legnajuolo; è pelagianismo il credere che l'uomo meriti la Salute, mentre la merita il solo Gesù Cristo. Che penitenze? Che sacramenti? Che suffragi pei morti, o altre opere satisfattorie? Il male è condizione d'ogni uomo finito; cioè il sentimento del peccato non può essere divelto da nessuna coscienza finita. Il cristiano non può raggiungere la pace se non coll'elevare lo spirito all'infinito, alla considerazione della bontà di Dio. Allora alla libertà morale annichilata si surroga la libertà cristiana; questa significa affrancamento dalla legge morale, che non si riferisce se non al mondo finito; nè ammette applicazioni a ciò che è perpetuo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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