Ora appunto si stampa una Bibbia che credesi tradotta dal Cavalca399.
È una delle rarità bibliografiche l'opera in-folio stampata a Venezia il 1512, per Zuane Antonio e fradeli da Sabio, col titolo Epistole, evangelii volgari historiadi, di cui alcune tavole sono intagliate in legno da Marcantonio Raimondi.
La biblioteca di Siena possiede un Vecchio Testamento in italiano, appartenuto ad una confraternita, che nelle adunanze festive ne leggeva alcuni brani. Altre versioni intere o di parti ha la Magliabecchiana di Firenze, che già furono di Santa Maria Novella, altre la Ricardiana, la Laurenziana, e due la imperiale di Parigi.
Anzi Jacobo Passavanti, nello Specchio di penitenza, si lagna che i traduttori della sacra scrittura «la avviliscono in molte maniere, e quali con parlar mozzo la troncano, come i Francesi e i Provenzali; quali con lo scuro linguaggio l'offuscano, come i Tedeschi, Ungheri e Inglesi; quali col vulgare bazzesco e crojo la incrudiscono, come sono i Lombardi; quali con vocaboli ambigui e dubbiosi dimezzandola la dividono, come Napoletani e Regnicoli; quali con l'accento aspro l'irruginiscono, come sono i Romani; alquanti altri con favella maremmana, rusticana, alpigiana l'arrozziscono; e alquanti, meno male degli altri come sono i Toscani, malmenandola troppo la insucidano e abbruniscono, tra' quali i Fiorentini con vocaboli squarciati e smaniosi, e col loro parlare fiorentinesco stendendola e facendola rincrescevole, la intorbidano e rimescolano, con occi e poscia, aguale, pur dianzi, mai, pur sì e berretteggiate».
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