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      Cominciando dal discorso di san Paolo all'Areopago, la Chiesa dovette colla parola sostenere le verità che suggellava col sangue, e stretta attorno al successore di Pietro, discutere dogmi, e, secondo lo Spirito Santo, reprimere la superbia della ragione, la quale, uscendo dalla via degli umili, ch'è la sicura via dello spirito, a guisa dell'antico tentatore dice all'uomo, Tu sei Dio. Come sempre ci fu contrasto fra il diritto sociale e l'indipendenza individuale, così fu tra l'opinione personale e la credenza universale. Dietro ai Gnostici, fra i quali troviamo già tutti gli errori e intellettuali e morali417, Valdesi, Catari, Ussiti e l'interminabile varietà de' novatori diceano che la tradizione, parola umana, va soggetta ad errare; e sola rimane integra la lettera di fuoco della Scrittura: la libertà del senso individuale era stata l'aspirazione di ciascun eresiarca; e sulla grazia, sulla giustificazione, sul purgatorio non v'ha opinione che non fosse stata messa in dibattimento. Da secoli desideravasi la riforma della Chiesa; chiedendola gli uni dall'autorità, gli altri contro l'autorità, quelli abborrendo, questi esagerando gli impulsi individuali. Voleasi tornar il papato verso le sue origini, o per la via monarchica o per la aristocratica; e già a Basilea e Costanza erasi proclamato che il potere spirituale non ha a che vedere col temporale, e il papa non è capo costitutivo, ma ministeriale; e Tommaso, vescovo di Bologna, che fu poi Nicola V, diceva sapientemente: «I romani pontefici han senza dubbio allargato di troppo le braccia, fin quasi a non lasciare podestà alcuna agli altri vescovi: ma alla lor volta i Padri di Basilea strinsero troppo la mano al principe degli apostoli.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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