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      Nel 1516 fu arrestato e messo in castel Sant'Angelo.
      «A Milano il dì vigesimoprimo d'agosto del 1515, venne un uomo secolare, di forma grande, sottile e oltremodo selvaggio, scalzo, senza camicia, col capo nudo, e capelli aggricciati e barba irsuta, e di magrezza quasi un altro Giuliano romita; solo avendo una vesta di grosso panno lionato; e il vivere suo era pane di miglio, acqua, radici e simili cose; e a dormire solo un desco, o vero la nuda terra gli bastava. Andò dal vicario dell'arcivescovo per intercedere licenza di potere predicare; ma esso non gliela volle concedere; non pertanto egli il dì seguente cominciò nel Duomo a predicare il verbo di Dio, e continuò sino a mezzo settembre, con tanta grazia di lingua, che tutta Milano vi concorreva. E dopo che avea finito il predicare se ne andava all'altare della Madonna, e a terra gittandosi, vi stava per un gran pezzo (credo) in orazione; e ogni sera poi alle ventitrè ore faceva sonare la campana di esso Duomo, donde molta gente vi concorrea con i lumi accesi a dire la Salve Regina; ma prima che la dicesse, stava circa mezz'ora in terra carpone. Denari in elemosina per modo alcuno non volea; e chi glieli offeriva, li facea donare all'altare della Madonna. Ma troppo era nemico de' preti, e molto più de' frati; e a ogni predica rimproverava loro grandemente, dicendo che la loro professione, la quale dovria essere povertà, castità e obbedienza, solamente era di rinunciare la fame e il freddo e le fatiche, e d'ingrassarsi nelle buone pietanze per amor di Dio; e quegli i quali non devono toccare denari, non solamente possedono de' suoi, ma e dell'avere d'altrui divengono guardatori.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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