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      «Era costui di età d'anni trenta, di nazione toscano, e disse lui avere nome Geronimo; e, per quanto ho potuto comprendere nel ragionare seco, una fantasma mi parea e non un uomo; e molte volte mi vacillava di proposito; ma era di parlare soave, e nella scrittura sacra credo fosse assai dotto. Esso da chi era invitato non volea ospizio, ma secondo che nell'animo li cadea, ora in uno ora in un altro loco andava, e di lui molte meraviglie mi è riferito; ma perciocchè io non le credo, non voglio nè anche perdere tempo inscriverle»420.
      Questi vaneggiamenti palesano come si sentisse anche popolarmente e la prevaricazione degli ecclesiastici, e lo scandalo della loro impunità, e il bisogno di riformarli. Il piissimo cardinale Sadoleto ripete incessante la necessità di correggere la Chiesa421, e, secondo Girolamo Negro, «aveva in animo di scrivere un libro De repubblica, dove crivellare tutte le repubbliche del nostro tempo, præcipue quella, non della Chiesa ma dei preti».
      Nello stesso Concilio di Trento il cardinale di Lorena, dipinti gli orribili mali a cui cadeva preda la Francia, invocava come rimedio principale la riforma della Chiesa, e doversi applicare al clero quello di Giona, «Per colpa nostra accadde questa procella: buttate noi in mare».
      Il cardinale Zabarella, anima e talvolta capo di quel Concilio, nel Tractatus de hujus temporis schismate rimprovera acremente i disordini della Chiesa romana; e se è messo all'Indice fu solo l'edizione che ne eseguirono i Protestanti ad Argentina con prefazione in senso ereticale.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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