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      Il nostro intelletto debole li distingue; in realtà si continuano l'un l'altro; objettivamente si confondono nello stesso vero: ed anzichè esser contradditorj, nè tampoco diversi sono. Al Cristiano bisogna sempre combattere, e perciò bisogna rinnovar sempre le forze alla fonte eterna del vero, del bello, del buono.
      E fu attorno a quest'epistola e a quella ai Romani che si moltiplicarono spiegazioni e quistioni esegetiche sulla fede, sulle buone opere, sulla grazia, sul libero arbitrio, sulla predestinazione, sulla vocazione, sulla glorificazione: e i punti non essendo a quel tempo ancora decisi, molti fermaronsi in giudizj diversi da quelli che poi furono sanzionati.
      Pure al tirare de' conti tutto riduceasi alla suprema quistione dell'autorità della Chiesa, o dell'esame individuale.
      Chi legge in san Paolo che l'ossequio nostro dev'essere ragionevole, capisce ch'è una trivialità il ripetere che i Cattolici escludono l'esame in materia di religione. Cristo disse: «Scrutate le Scritture, e vedete come rendono testimonianza di me»; cioè impose un esame d'adesione. Unico è il motivo della fede; moltissimi i motivi di credibilità; e v'è tante dimostrazioni della verità della fede, quanti motivi di credibilità. Non vi è dono di Dio che l'uomo non deva attuare colle proprie forze, e da sant'Agostino fino a noi si chiamò prodromo della fede l'esposizione delle pruove della rivelazione e dell'autorità della Chiesa. La qual fede ha per motivo immediato la veracità di Dio, e per regola l'autorità della Chiesa, ma suppone titoli ragionevoli.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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