O forse l'uomo cessa d'esser libero perchè è credente, perchè virtuoso? Se c'è libertà nell'uomo, vale a dire facoltà di far il bene e compier la sua destinazione, mentre ha la possibilità di far il male, dev'esserci un'infallibilità che lo renda sicuro nel suo operare.
L'uomo può accettare le affermazioni divine semplicemente, e allora egli non è che un credente; può chiarire le relazioni fra esse e i fatti interni ed esterni dell'universo, e allora la sua fede diviene scientifica. La certezza in materia di fede va distinta dalla scienza delle cose della fede: ciò che pruova la verità della rivelazione, da ciò che la difende dalle accuse. E appunto la teologia è la scienza che discorre di Dio e delle cose secondo le verità rivelate, proposte dalla Chiesa; la scienza degli sforzi fatti per isnodare il problema divino. Due oggetti distinti essa ha. L'uno, esporre la verità e i dogmi dati dalla Scrittura e dalla tradizione, e rigorosamente definiti dalla Chiesa, parte invariabile: perocchè, accanto ai principj necessarj della ragione v'ha dottrine elevatissime, non semplicemente razionali, invariabili come il vero, e la cui invariabilità attesta esserne divina la sorgente. Sopra questa base divina elevasi l'edifizio della ragione, secondo oggetto della teologia, sottoposto alle condizioni d'ogni opera umana, svolgimento, mutazione, successione, progresso, regresso, a proporzione del sapere e delle attitudini dell'uomo e della società: e però anch'essa non si restringe nella categoria dell'essere, ma passa in quella del divenire; essendovi un solo modo di credere, ma molti di dimostrare e appoggiar la verità.
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