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      Tra via, il nostro buon vecchio si intertenne meco sopra la riforma delle composizioni. Diceva d'aver sopra di sè il trattatello da me scritto in proposito, e d'averlo letto la mattina. Io avea perduto ogni speranza: ma ora mi ragionò in modo sì cristiano, che concepii di nuovo la speranza che Dio gli farà compiere qualcosa di grande, e non permetterà che le porte dell'inferno prevalgano nel suo spirito».
      Ma il papa era intricato in idee politiche; quando il Contarini gli faceva objezioni sul nominare cardinali che a lui non pareano dover riuscire di onore alla Chiesa, gli diede sulla voce: «Già siamo stati cardinali anche noi, e sappiamo come ripugnino che altri abbian lo stesso onore». Al che il Contarini non potè trattenersi dal replicare: «Io non reputo che il maggior mio onore sia il cappello».
      Spedito alla dieta di Ratisbona del 1541 per tentare la conciliazione fra Luterani e Cattolici, e almeno indur quelli a riconoscere i principj fondamentali, cioè il primato della santa sede, i sacramenti, e altri punti appoggiati alla Scrittura e all'uso costante, domandò al papa che, se mai da articoli indifferenti alla fede dipendesse la riconciliazione, potesse condiscendere sul celibato dei preti, sulla comunione d'ambe le specie ed altri simili; sempre coll'autorità del pontefice: ma non pare n'avesse il consenso447. Bensì è meraviglioso come riuscisse ad accordare i congregati in quattro articoli essenziali, della natura umana, del peccato originale, della redenzione, della giustificazione per mezzo della fede viva e operosa.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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