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      E però nostro signore con tutto il collegio, nemine discrepante, ha risoluto di non poter dare orecchio in alcun modo a quella tolleranza che si domanda, nè, per quel che toccherà a sua beatitudine, macolare quella sincerità della fede, che i suoi predecessori hanno fin qui conservata, comprovando con segni che questa è la cattedra di san Pietro, per la fede del quale pregò Gesù Cristo Nostro Signore».
      Ciò che v'avea di troppo reale era il disordine gettatosi nelle intelligenze come nella vita, al moltiplicarsi di tanti discepoli, ognuno dei quali era un dissidente. Nella Confessione d'Augusta gli eterodossi aveano preteso raccogliere ciò che di comune aveano la loro e la cattolica fede, a tal uopo ricorrendo a termini ambigui, che la Chiesa non accettava perchè poteano, come esprimere la verità, così ratificar l'errore. Carlo V nel 1548 decretò l'interim, pel quale convenivasi che «interinalmente gli Stati erano liberi in religione, salvo a renderne conto a Dio e all'imperatore»: ma nulla attribuivasi alla Chiesa cattolica, la quale, oltre che emanato dall'autorità secolare incompetente, trovava lesivo quell'atto, dacchè ella erasi già pronunziata sui capitali dissensi. Fra' Protestanti medesimi fu chi lo disgradiva, e designavano gli accettanti col nome di rilassati, adiaforisti, indifferenti.
      Ed ecco, al rumore della nuova dottrina, all'annunzio che i predicanti rompono la catena storica della tradizione, e ognuno può a suo senno interpretare la Scrittura, sorgono veggenti in ogni parte; i meno atti al ministero pretendono avervi più evidente vocazione; la Bibbia diviene stromento alle passioni; e i villani, lettovi che gli uomini sono eguali, scatenano l'irreconciliabile ira del povero contro il ricco, bandendo guerra all'ordine come tirannia, alla proprietà come usurpazione, alle scienze come distruggitrici dell'eguaglianza, alle arti belle come idolatria.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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