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Una volta libravansi gli attributi divini; i metafisici s'appigliavano all'ontologia; i teologi alla Scrittura; i poeti alle armonie del creato. Oggi la storia universale, che discute le origini e i progressi della società, hassi per un quinto vangelo, mentre i razionalisti ampliano i diritti e i limiti della ragione. Oggi la critica salta in mezzo colle civilità comparate, e colla superiorità di quelle ove esistono le credenze; e su queste posa il diritto, che altrove è sottoposto al successo e nelle coscienze all'utile. In conseguenza si confonde il soprannaturale col sopra intelligibile. Comprendere quello non possiamo, ma non perciò esso supera l'intelligenza. Dio è sovranamente intelligibile perchè sovranamente intelligente e base dell'intelligenza nostra, eppure trascende questa nell'essenza sua: ma ciò che in lui non comprendiamo non si discerne da ciò che comprendiamo. Altrettanto è nelle opere sue. Il soprintelligibile non è necessariamente sopranaturale, giacchè l'intelligenza nostra non è adequata a tutta la natura.
Oggi poi il lato storico di Dio e del suo Cristo è divenuto il principale studio della scuola teologica, e vedemmo di qual passo procedano i filosofi odierni della storia: l'asserire costa sì poco! Guai se il buon senso arresta queste indubitabilità, e dal vago dogmatismo richiama alla discussione! La taccia d'ignorante, di superstizioso è pronta: meravigliansi che costui non sappia che da non più di cinquant'anni esiste la vera storia: che solo a pochi genj è dato interpretare i documenti originali; genj abituati a svolgere l'eterno controsenso, che è il fondo della storia.
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