Alle nostre ragioni, costoro dicono «Ma fate sempre le stesse risposte». Sì, poichè le stesse sono le objezioni, cioè il prodotto d'un orgoglio che non vuole accettare ciò che non intende. Dov'è a notare che i primi avversarj del cristianesimo non negavano gli atti, e tanto meno l'esistenza del Cristo, bensì quelli attribuivano a magia, a illusioni; e gli apologisti confutano questa supposizione pagana, non mai l'ipotesi mitica, che da nessuno era stata messa innanzi; e che il secolo nostro doveva attendere da qualche tedesco o francese, discosto xviii secoli da que' casi.
Ma l'apologia cattolica a' giorni del luteranesimo, non procedeva così maestosa, essendosi, come Dante si lamenta, derelitti l'evangelio e i dottori magni, e più ai decretali studiandosi. Baldanzosi nei diritti della ragione individuale, i predicanti dicevano al popolo: «Iddio ha parlato: qual bisogno che altri venga a spiegarvi quel ch'egli disse? Non è egli infallibile? Non vi diede il suo libro? e lume dell'intelletto per comprenderlo? I Cattolici fecero alla legge di Cristo quel che i Farisei aveano fatto alla giudaica, vi sostituirono le loro opinioni; levarono l'autorità alla parola divina per attribuirla all'uomo; il vaso conservò il nome, ma n'è svanito il profumo; il tempio di Dio fu convertito in bottega e in tana di ladroni. Sfogliate il Vangelo: dove trovate che comandi il celibato de' preti? o il digiuno, o la confessione auricolare? Una fede inculcata senza l'assenso della ragione, degenera presto in superstizione: la facilità dell'indulgenza e dell'assoluzione affida al peccare».
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