Pertanto l'autorità insegnante della Chiesa s'applica nel conservare perpetuo il senso e lo spirito della viva parola di Dio, e nel mantenerla pura e integra mediante un ajuto soprannaturale. Senza di ciò, la credenza non sarebbe che umana e subjettiva.
Ora l'uomo non apre l'anima se non a ciò ch'è improntato di superiorità; concede il suo assenso al pensiero, non alla forma; e questo pensiero divino è il solo che faccia autorità pel pensiero umano; l'anima vi si tranquilla; e l'autorità e la libertà si riconciliano.
La Chiesa è società governata da provvidenze sopranaturali. Il semplice credente accetta e adora; il pensatore svolge la propria ragione sopra i termini logici prodotti dall'analisi. Ma se in tale sviluppo analitico si trascendono i confini del soprannaturale, ecco rotta l'armonia che stabilisce la reciproca incolumità fra la ragione e la fede. Ripudiamo l'autorità vivente per attenerci unicamente alla Scrittura? Infinito stuolo d'opinioni umane pretendono impiantarsi su questa, quasi a provare che la Scrittura ammette ogni senso, cioè non ne ha veruno. Se ogni fedele può interpretarla a suo modo, bisognerà conchiudere che non è rivelazione divina, giacchè ci lascia in dubbio su quel che contiene, nè arriva a produrre fra' suoi seguaci un'intelligenza comune, durevole, inconcussa; e quindi disordine nell'intelletto, anarchia nella dottrina, dubbio e negazione nel pensiero. Ciò evita il Cattolico, credendo che la Scrittura contenga un senso unico e preciso, e l'ufficio dell'intelletto umano nella Chiesa consista nell'appropriarsi quel senso con sempre maggior precisione e chiarezza, alleando l'argomentare umano colla fede divina.
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