Essenziale alla forza è l'unione; all'unione è necessaria l'unità della dottrina; questa non si conserva che sottomettendo l'individuale giudizio all'autorità, e vero cattolico non è chi non ha prosternata la debole sua ragione davanti l'autorità infallibile.
Il Protestante invece, tolta ogni connessione fra la coscienza del fedele e la direzione del sacerdote, pretende l'interpretazione privata, sia per lume di ragione, sia per ispirazione superna; laonde la religione, ridotta a mera opinione, non ha maggior valore che una scuola filosofica; abbandonata a cieca sentimentalità o ad immaginazione esaltata, oppure alle sottigliezze dell'argomentazione.
Ma o non v'è autorità superna che diriga la libertà degli uomini, o quella si trova nella Chiesa cattolica. E questa autorità non si estende che alle verità annunziate da Gesù Cristo: e non risiede in ciascun vescovo, bensì nel corpo dei vescovi uniti col pontefice.
Ripudieremo la tradizione? Questa sussisteva già nella legge ebraica: viepiù occorreva nella nuova, tanto meno particolareggiata. Fino dai primi anni del cristianesimo gli apostoli si adunarono per decidere intorno all'osservanza delle pratiche mosaiche, cioè intorno a punti, sui quali il Redentore non si era espresso. San Paolo scriveva a Timoteo: «Le cose che hai udite da me come testimonio, confidale a uomini i quali sieno idonei ad insegnarle anche ad altri»467. E san Giovanni: «Molte cose avrei a scrivere a voi, ma non l'ho voluto fare con carta e inchiostro, perchè spero venire a voi, e parlarvi faccia a faccia»468. Non tutto dunque si scriveva.
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