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      Nel deposito della fede ci sono verità, non ancora state avvertite, o formolate, o esplicitamente insegnate. Fino dall'origine la Chiesa credette la divinità di Cristo, e la procedenza dello Spirito Santo, e la divina maternità di Maria, eppure questi dogmi formolò solo quando furono impugnati. E sempre, nel repulsare nuovi errori, più viva e decisa luce viene diffusa sopra quistioni supreme. Innanzi che san Paolo ribattesse quei che difendeano il Mosaismo, nessuno avea sì ben espressa l'eccellenza della fede evangelica. Col vagliare i dissensi nati tra i fedeli di Corinto, egli chiarisce gli oracoli divini sulla costituzione della Chiesa. Gli errori de' Gnostici e de' Manichei fanno porre in sodo la natura e l'origine del male, il contrasto fra la natura e la libertà, le relazioni della prima creazione coll'edifizio cristiano. Ario costringe ad esplicare la divinità di Cristo e la sua natura. Disputando co' Pelagiani si misura la debolezza e miseria umana coll'ajuto della Grazia.
      Volendo all'intelligenza umana mettere meno vincoli che sia possibile, la Chiesa, finchè non si sollevi un errore patente e sostenuto da molti, non viene a una decisione ponderata, la quale dilucidi e stabilisca la verità. Possono dunque trovarsi espressioni poco esatte fino ne' più cauti; ma opinioni e sistemi particolari, usi o discipline d'un tempo, non sono la Chiesa, nè essa li consacra. Per quanto essa veneri sant'Agostino, non fe sue tutte le sentenze di quel massimo fra i dottori intorno al peccato originale e alla Grazia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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