Morì settuagenario nel 1553.
Altri potremmo cercare, e avremo occasione di nominare, ma una rigorosa ed assoluta confutazione dell'errore, una sapiente e compita esposizione della verità non apparve; nè tampoco sorse tra' nostri chi, come il tedesco Erasmo e lo spagnuolo Melchior Cano, ristabilisse le vere nozioni sulla teologia e le pruove di cui essa si vale. Confutavasi dialetticamente, anzichè sistematicamente; dissertavasi sovra punti particolari, e davanti al tribunale inferiore della ragione individuale, anzichè incalzare gli avversarj entro barriere solidamente piantate, col mostrare che l'individuale interpretazione distrugge l'essenza della società spirituale, distruggendo la fede. Togli alla verità il carattere obbligatorio, essa rimane indistinta da qualsivoglia errore, nè il Protestante può condannare l'ebreo, il deista, l'ateo, se non coll'opporre alla ragione di questi l'autorità.
Poi ad ogni quistione s'immischia una turba di bersaglieri, che vuol venire alle braccia senza sapienza, nè gusto, nè modestia, e perciò temeraria e trascendente. Nel procedere del racconto incontreremo scritti di rabbia, ed esagerazione, e titoli beffardi. I Protestanti chiamavano noi papisti, poi s'adontavano se noi chiamavamo luterani; quelli della Confusione Augustana; a troppi mancava quella salutare diffidenza dei proprj giudizj, che si chiama umiltà.
Tipo di costoro fu Girolamo Nuzio, nome che mutò in Muzio (1496-1576), aggiungendo justinopolitano perchè, sebben nato a Padova, era oriundo e cittadino di Capodistria; uno de' più fecondi scribacchianti del suo tempo.
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