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      Intervenne in quel tempo il sacco di Roma, dal quale tanti letterati ebbero a soffrire ed anche il Pio; il quale poi a Parigi stampņ essa lettera, cui Erasmo ne replicņ un'altra, che ebbe postille dal Pio. Ivi Erasmo gli risparmia le ingiurie, ma in epistole private lo malmena, fino a supporre che quello fosse lavoro di Giovan Genesio Sepulveda di Córdova. Il Pio stese poi un'opera ove censura le opinioni di Erasmo, e confuta lui e i novatori del tempo, massime intorno al libero arbitrio, schivando l'argomentazione scolastica, e procedendo con erudizione ed eleganza, pił che con forza. L'opera comparve postuma493, sicchč Erasmo potč con sicurezza attaccarla: anzi in un dialogo De funebri pompa Alberti Pii lo beffa dell'esser voluto morire in abito da francescano494.
      Ma Erasmo stesso, eminentemente letterato, sicchč il principio intellettuale lasciava prevalere al principio mistico, non potea gradire la Riforma, che rinnegava495 il bello496. Come tant'altri avea sperato che il progresso delle lettere e delle arti addolcirebbe i costumi, e schiarirebbe gli spiriti, per modo da dissipare le superstizioni; lo studio della Bibbia purificherebbe le credenze e raddrizzerebbe gli errori; i monaci si restringerebbero nella propria sfera, facendo dei conventi tanti ricoveri di studio, di pace, di pietą; Leone X, nč avviluppato negli intrighi politici della sua famiglia, nč frenetico d'armi come Giulio II, attuerebbe la riforma e il trionfo della veritą insieme e del bello: egli stesso credea contribuirvi col saettare i disordini, gli eccessi, le abjezioni.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantł
Utet
1865 pagine 608

   





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