Ma ai giorni di Lutero i Turchi minacciavano una conquista senza pietà, una preponderanza senza freno: si trattava ancora di decidere se l'Europa sarebbe di Cristo o di Maometto; se si progredirebbe col Vangelo fino al pieno trionfo della democrazia, o si retrocederebbe fino ai serragli, agli eunuchi, alla legge incarnata in un uomo. E appunto allora i Turchi, comandati da principi eroi, avendo conquistate le coste dell'Adriatico e alcune isole, minacciavano l'Italia, corseggiavano a baldanza le nostre marine, tentarono fin sorprendere in una villeggiatura Leon X e la famosa Giulia Gonzaga. Pio II aveva evocato tutta la cristianità a questa tardiva crociata, ed egli stesso andava a porsene a capo, quando morì. I successori proclamarono sempre la guerra santa, e fervorosamente Leon X. Ma che? Ulrico di Hutten gridò alla sua Germania non gli si desse ascolto: sotto quel pretesto il papa vuole squattrinare il popolo ignorante, munger il latte delle genti, inebbriarsi alla mammella dei re507. E Lutero argomentava: «Noi dobbiamo volere non solo quel che Dio vuole che noi vogliamo, ma assolutamente tutto ciò ch'egli vuole. Ora egli vuol visitarci col mandare i Turchi; il respingere questi è un resistere alla sua volontà». E ripeteva: «No, Cristiani; tutti io vi scongiuro a pregare per i nostri poveri principi tedeschi, acciocchè non un soldato, non un soldo diano al papa contro i Turchi; meglio i Turchi e i Tartari che la messa. La guerra, ve lo canto chiaro, mi spiace contro il turco, non men che contro il cristiano508. I Turchi empiono il cielo di beati: il papa empie l'inferno di Cristiani.
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