Frate Egidio Canisio da Viterbo già mentovammo come il più famoso predicatore d'allora, e il Sadoleto lo vanta per facilità del parlare toscano, e profondi studj di teologia e filosofia, talchè sapea (dice) nelle prediche piegar le menti, serenare le turbate, incalorire le tepide all'amore della virtù, della giustizia, della temperanza, alla venerazione di Dio e all'osservanza della religione; e senza divario di giovani o vecchi, d'uomini o donne, di primati o vulgari, tutti scotea con forza di ragionamento, fiume d'elettissime parole, d'eccellenti sentenze518. Non v'era solennità cui non fosse invitato a predicare, sicchè Giulio II riservò a sè il destinarlo: e sebbene il pochissimo ch'e' ci lasciò non giustifichi tanti encomj, tutti sono d'accordo nell'esaltarne la virtù e l'integrità, per le quali Leon X, che gli scriveva con famigliarità d'amico, lo ornò della porpora.
Egli dirigeva ad Adriano VI un commento sulla corruzione della Chiesa e le guise di ripararvi. A dir suo, la depravazione s'insinuò dacchè la facoltà di sciogliere e legare fu adoprata a vantaggio degli uomini più che a gloria di Dio. Conviene dunque limitarla, considerandola come uno de' principali uffizj del pontefice, e quindi adoprarvi il consiglio d'uomini, integri ed esperti; escludere le aspettative de' benefizj, che fanno desiderare la morte, quand'anche non la procurino; evitare l'avaro e ambizioso accumulamento di benefizj; reprimere l'ambizione dei monaci, che sotto la giurisdizione de' loro conventi tengono infinite parrocchie, affidandole a qualche prete amovibile e mal proveduto.
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