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      Dopo di lui, il papato si trovò immolato ai principi, l'Italia agli stranieri; i pontefici cessarono di proteggere i deboli, e gettaronsi in braccio ai forti, sentendo ch'era necessario un appoggio per tener in rispetto i vicini, e garantire l'indipendenza spirituale, minacciata dalla Riforma. Di qui l'anguillare di Leon X. Adriano VI struggeasi di riparar ai torti de' predecessori, ma troppi interessi l'attraversarono; l'austerità di papa comprometteva l'opera di sovrano: l'intempestiva sua condiscendenza ai riottosi disgustava i depositarj della tradizione papale: e barbaro era reputato perchè non comprendeva i bisogni intellettuali ed artistici della città eterna524.
      Realmente egli non intese mai come negli intelletti italiani s'elaborasse l'elemento pagano collo spirito indigeno; come colle arti, fatte linguaggio della religione, i papi volessero mostrare quanta ispirazione ci fosse nel cristianesimo, e capitanare i grandi ingegni, e tenere a loro disposizione non soltanto la manifattura ma l'ispirazione, e il mondo che ridiveniva greco, e che dalla fierezza germanica tornava all'oscenità gentilesca. Mancante del sentimento dell'arte, Adriano suspecta habebat poetarum ingenia, utpote qui minus sincero animo de christiana religione sentire et damnata falsissimorum deorum numina ad veterum imitationem celebrare studiose dicerentur525; essendogli mostrato il Laocoonte, esclamò: «Idoli pagani»; e torse gli occhi dalle classiche nudità.
      In conseguenza egli che, oltr'Alpe era reputato protettore degl'ingegni, e che aveva agevolata la fondazione del collegio trilingue a Lovanio526, fu reputato un barbaro da cotesti umanisti ch'e' più non salariava, e che, dopo aver invano sperato che il suo zelo cessasse co' primi momenti527, levaronsi in fuga beffando e bestemmiando: prorompe la sciagurata manìa delle satire e delle arguzie: tutti i Sesti (diceva un epigramma) han rovinato Roma528; il Negri querelavasi che tutte le persone per bene se ne partissero; il Berni avventava un capitolo violento contro di lui e dei quaranta poltroni cardinali che l'aveano eletto; e Pasquino il dipinse in figura d'un pedagogo, che ai cardinali applicava la disciplina come a scolaretti.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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