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      Allora sarebbesi detto veramente perduto il cattolicismo colla sua metropoli, e «infino da plebei uomini già si diceva che, non istando bene il pastorale e la spada, il papa dovesse tornare in San Giovanni Laterano a cantar la messa»532. Tutte le città del Patrimonio insorgeano; tutti i vassalli accorreano a spogliare l'antico padrone. I Piagnoni ne imputavano la corruzione cristiana e la persecuzione contro chi l'avea rinfacciata, e ricordavano che, quarant'anni prima, frà Savonarola aveva esclamato: «O Roma, te lo ripeto, fa penitenza. Dice il Signore: quand'io verrò sopra l'Italia con la spada, a visitare i suoi peccati, visiterò Roma: in San Pietro e sugli altari sederanno le meretrici, e faranno stalla a cavalli e porci: vi si mangerà e berrà e commetterassi ogni sporcizia. Taglierò, dice Dio, le corna dell'altare, cioè le mitre e i cappelli; taglierò la potenza de' prelati: rovineranno quelle belle case, que' bei palazzi; tante delizie, tanti ori saran gittati per terra; saranno ammazzati gli uomini; andrà sossopra ogni cosa». Altri romiti eran venuti predicando non solo la rovina d'Italia, ma la fine del mondo, e che l'anticristo fosse o il Borbone o Clemente VII. Brandano senese, prima del sacco, correva per Roma vaticinando sventura, sventura; venissero a penitenza, placassero Dio. Nel saccheggio avendo i lanzichenecchi percosso una Madonna, questa stillò sangue; come a Treviglio un'altra pianse all'entrare de' Francesi, i quali ne furono sì commossi, che risparmiarono l'incendio e il saccheggio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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