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      DISCORSO XIX
     
      IL VALDES.
     
      Allorchè le bande di Carlo V saccheggiarono Roma, e l'Europa era piena delle oltraggiose miserie ivi sofferte o recate, un giovane spagnuolo dettava un dialogo, ove suppone che a Valladolid un soldato, reduce da quel misfatto, s'incontri in un arcidiacono e nel cortigiano Lattanzio, e gliene divisi le particolarità. Lattanzio non rifina di stupire che un papa faccia guerra, e guerra contro l'imperatore: tutt'altro essere l'uffizio del vicario di Cristo. Il soldato risponde che di ciò non prendesi meraviglia in Italia, anzi v'è tenuto da nulla un papa che non maneggi le armi. Descrivendo poi quell'atroce catastrofe, nelle particolarità rilieva ciò che reca disonore al clero; il cortigiano ve lo attizza colle sue suggestioni, e conchiude ammirando i giudizj di Dio, il quale castigò in tal modo le ribalderie del papa e de' suoi548. Perocchè della guerra attribuiva la colpa al papa e a Francesco I, scagionandone Carlo V, lo che adempie pure in un precedente dialogo fra Caronte e Mercurio, ove dalle anime che arrivano al tragitto d'Acheronte fa raccontare molti abusi, l'opposizione fra la dottrina cristiana e la pratica, e passando a scrutinio un teologo, un frate, un vescovo, una donna e così via, mostra il peggiorarsi della razza umana. Al gusto odierno dee sapere di strano l'udire Caronte e Mercurio discutere del vangelo: ma le son licenze comuni a questi dialoghi de' morti.
      Autore n'era Giovanni Valdes, persona di alta nascita e di molto merito alla Corte di Spagna.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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