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      L'opera fu da principio accettata come di retto sentire, e la sua tanta diffusione attribuiscono a persone pie, al Flaminio, ai cardinali Morone e Polo, a monsignor Carnesecchi. Poco si tardò ad avvertirne gli errori; ma su quel punto della giustificazione non erano ben d'accordo neppure i Cattolici, atteso che gran parte della disputa consisteva in parole, e, come dice Bossuet, v'aveva una mala intelligenza, anzichè vi fosse difficoltà in tal quistione..... Chi di noi (soggiunge) non ha sempre creduto e insegnato che Gesù Cristo soddisfece soprabbondantemente per gli uomini, e che il Padre eterno, contento di questa soddisfazione del Figlio, ci tratterà favorevolmente come se noi medesimi avessimo soddisfatto alla sua giustizia? Se vuol dirsi ciò solo quando si dice che la giustizia di Gesù Cristo ci è imputata, è cosa fuori di dubbio, e non valea la pena di turbare l'universo, nè chiamarsi riformatori per una dottrina così nota e confessata»552.
      Or bene, questo libretto fu attribuito al Valdes, e più generalmente alla scuola ch'egli formò a Napoli. Perocchè colà egli nella allegra e pittoresca sua casa a Chiaja raccoglieva il fior della nobiltà napoletana, persone distinte per talenti, e signore quali la Gonzaga ora detta, donna Maria Brizeño, donna Costanza d'Avalos, donna Isabella Manriquez; e da esso derivarono i principali promulgatori della riforma, come l'Ochino, il Vermiglio, il Carnesecchi. Al qual ultimo, Jacobo Bonfadio scriveva poi553: «Dove andremo noi, poichè il signor Valdes è morto?


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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