Che fin dalle prime fossero accolte in Italia le dottrine nuove ce n'è altro testimonio Martino Bucer, il quale tradusse dal tedesco in latino le postille di Lutero, e stampate nel 1526 a Basilea, le dedicò ai fratelli italiani. Ma Bucer repudiava la consustanziazione, accettata da Lutero, sicchè alterò varj passi: di che altamente irritato, Lutero l'assalse con ogni peggiore ingiuria, talchè quel mite ristampò a parte i passi genuini, e v'aggiunse esse lettere di Lutero.
Il qual Lutero scriveva a Baldassare Altieri, veneziano e secretario dell'ambasciadore d'Inghilterra, si guardasse dalle dottrine di Bucer, di Bullinger, di Pellicano, di altri intorno alla eucaristia, come da pestilenziale eresia; e interrogato dai nostri sopra la presenza reale, anatemizzava Zuinglio ed Ecolampadio, «dottori contagiosi e falsi profeti». Bucer, inclinato alla pace, dirizzò una lunga lettera «agli Italiani fratelli che invocano Cristo con pura fede a Bologna e a Modena, venerandi e carissimi», congratulandosi che ogni giorno avanzassero nella cognizione di Cristo, e a sempre nuovi la partecipassero; gli duole siano nati dissensi fra loro intorno all'eucaristia: stiano contenti di sapere che si pascono della carne e del sangue di Cristo, cioè in Cristo vivono più pienamente, e in sè vivo il sentono viepiù. E qui spiega la quistione nata su tal punto, concludendo di ricevere quei simboli con pietà, non offenderli con curiose e profane disquisizioni, dalle quali confida guariti anche i Tedeschi562.
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