Più ancora significano le baldanzose speranze di alcuni apostati.
Egidio Della Porta, d'illustre famiglia comasca e frate agostiniano in patria, l'11 dicembre 1525 a Zuinglio «egregio soldato di Cristo, e venerando come padre», mandava: «Da un pezzo io desiderava scriverti, ma n'ebbi vergogna. Or mi rimprovero questa pusillanimità, pensando che Cristo istesso senza distinzione riceve anche i più umili. Come Paolo, dopo percosso, udì il Signore comandargli di visitare Anania e ricevere i consigli suoi, così, se io non sarò Paolo, sii tu a me Anania, e dirizzami colla parola nella via della salute. Vanno quattordici anni che, per zelo, com'io credo, pio, sebbene non secondo scienza, mi sottrassi ai parenti, e mi feci agostiniano, credendo coi Pelagiani poter procacciarmi la salute colle opere; e tanto feci che da sette anni attendo a evangelizzare la parola di Dio, ma con quanta ignoranza delle buone lettere! Perocchè nulla sapevo di Cristo, nulla della fede: tutto alle opere attribuendo, insegnavo a confidare in queste. E chi sa quali veleni ho io sparsi nel campo del Signore! Ma il buon Dio non volle che il suo servo perisse in perpetuo, e mi prostrò sicchè io esclamai: Signore, che vuoi ch'io faccia? E il cuor mio s'intese dire: Va ad Ulrico Zuinglio, e te l'insegnerà..... Ormai non tu, ma Dio per te mi camperà dai lacci: e spero addur meco alcuni fratelli. A noi non son note la lingua greca e l'ebraica, poco la latina: vogliamo impararle, ma più imparar Cristo. Tarderemo la venuta nostra fino a Pasqua, e durante la quaresima predicheremo il verbo di Dio.
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