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      ... Scrivendomi, dirigi ad Andrea Mondino, di qui....»
      Poi al 15 dicembre 1526, di nuovo:
      «Gran piacere mi recò la tua lettera. Prudentissimamente la venuta nostra nè disconsigli, nè comandi. Non sai che io son povero all'estremo. Potrai pregare nosco Iddio che al più presto si faccia la volontà sua. Temo non abbiasi ad attendere a lungo il Testamento che stiamo traducendo. Da mille faccende siamo distratti; ora spediti alla questua, ora tenuti alle ore canoniche, or qua, or là pei paesi, per le piazze, consumiamo gran tempo in faccende da nulla. Come poi si potrà stampare non scorretto se non vi assista qualche italiano? Ma lasciamo ciò. Il Signore suscitò in me lo spirito suo, che per tuo mezzo vuol perfezionare. Milano e il suo territorio, per la guerra recente è talmente spoverito, che molti benestanti giaciono in miseria: oltre gl'innumerevoli che già prima erano mendici. Sono senza fine le sciagurate che per la miseria si prostituiscono. Insomma la mano di Dio s'è talmente gravata sul popolo, che gli uomini inveleniti credono lecito l'affiggersi qualsiasi ingiuria.
      «Queste sciagure Iddio curerà per tuo mezzo. Scrivi al duca di Milano una lettera d'esortazione e, se non l'ascolti, di minaccia, perchè a' suoi sudditi proveda il pascolo dell'anima e del corpo, togliendo il denaro ai pingui frati, e distribuendolo fra il popolo; lasci a ognuno predicare la pura parola di Dio, il che torrà, se rimanga alcuno scrupolo nell'azione predetta. Che se egli diffidi, guardi ai Tedeschi che fan altrettanto con avidità. Aggiungi che più facilmente fiaccherà la possa dell'Anticristo, il quale confida nelle sue ricchezze, e se ne vale a perdizione di molti.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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