Qualche dotto prendea passione alla Bibbia come avrebbe fatto ad un manuscritto recentemente scoperto. Coloro che aveano censurato gli abusi della Chiesa, compiacevansi d'udirli ripetere dai Protestanti, e di poter esclamare, «Anch'io l'avea detto e prima di loro; e se mi si fosse dato ascolto, se ne sarebbe tolta l'occasione». Altri vagheggiava fama di franco pensatore coll'assentire alla disapprovazione delle cose antiche, a quegli epigrammi, o raziocinj poco migliori d'epigrammi, che vengono facilissimi a chi è mal informato della soggetta materia. Inoltre era divenuto moda l'asserire qualche proposizione condannabile, e favorire qualche eretico, per l'irrefrenabile spirito di ricalcitramento contro l'autorità. D'altro lato il disgusto causato dalla politica romana infondeva desiderio di ravvicinarsi a Dio; e parea che i primi riformatori tirassero a ciò o col misticismo che avvicina immediatamente a Dio, o col togliere il clero di mezzo fra l'uomo e il creatore; e i discorsi pieni di pensieri pii e di parole sante, e i lamenti sulla depravazione, espressi con forza e libertà, mascheravano di zelo lo spirito di rivolta. Massime chi era contemplativo più che indagatore dovea restar commosso dai dubbj, allora gettati nell'intelligenza e nella fede, donde il turbamento venutone alle coscienze più pure.
Ma i delicati, se erano offesi dall'antica superstizione, restavano scandolezzati dalla audacia presente; riprovavano il culto delle immagini, l'invocazione dei santi, i segni materiali di credenza, come la croce, i rosarj, gli scapolari: offendeansi sopratutto delle ambizioni papali e dell'ingordigia curiale: pure sentivano il bisogno di appoggiare la libertà all'autorità, per non rimanere perplessi sulle grandi quistioni della presenza reale, della predestinazione, della soddisfazione di Cristo.
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