Giorgio Vasari più d'una volta risolse di ritirarsi in solitudine devota, «e così offenderò meno Iddio, il prossimo e me stesso, dove nella contemplazione di Dio, leggendo si passerà il tempo senza peccato, e senza offendere il prossimo nella maldicenza»; e ridottosi fra i monaci di Camaldoli, elevandosi a un misticismo cui ben poco mostrasi propenso nelle sue pitture, scriveva a Giovanni Pollastra:
«Siate voi benedetto da Dio mille volte, poichè sono per mezzo vostro condotto all'ermo di Camaldoli, dove non potevo, per cognoscer me stesso, capitare in luogo nessuno migliore; perchè, oltre che passo il tempo con util mio in compagnia di questi santi religiosi, i quali hanno in due giorni fatto un giovamento alla natura mia sì buono e sano, che già comincio a conoscere la mia folle pazzia dove ella ciecamente mi menava, scorgo qui in questo altissimo giogo dell'Alpe, fra questi dritti abeti, la perfezione che si cava dalla quiete. Così come ogni anno fanno essi intorno a loro un palco di rami a croce, andando dritti al cielo; così questi romiti santi imitandoli, ed insieme chi dimora qui, lassando la terra vana, con il fervore dello spirito elevato a Dio alzandosi per la perfezione, del continuo se gli avvicina più; e così come qui non curano le tentazioni nemiche e le vanità mondane, ancorchè il crollare de' venti e la tempesta li batta e percuota del continuo, nondimeno ridonsi di noi, poichè nel rasserenare dell'aria si fan più dritti, più belli, più duri e più perfetti che fussero mai, che certamente si conosce che 'l Cielo dona loro la costanza e la fede; così a questi animi che in tutto servono a lui.
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