In fatto il cardinale Polo invitò il Flaminio a venire da lui a Viterbo, e quando fu eletto uno dei Legati al concilio di Trento, ve lo condusse. Il Flaminio morì poi di cinquantadue anni, e Pier Vettori ne dava notizia ad esso cardinale da Firenze il 13 aprile 1550, consolandosi che «santamente e piamente fosse uscito di vita con tal costanza di mente e alacrità, qual poteva aspettarsi da uomo che, come lui, era vissuto imbevuto della vera religione». Il Polo curò fosse sepolto nella chiesa degli Inglesi.
Ma appunto nessuno più volentieri gli eterodossi ascriverebbero alla loro coorte che il cardinale Reginaldo Polo (Pool). Nasceva in Inghilterra dai duchi di Suffolck, ed uscito dal regno per non aver voluto approvare il divorzio di Enrico VIII, scrisse poi contro di questo a difesa dell'unità della Chiesa; laonde quel re dispotico fe decapitare il fratello di esso, il nipote, la madre settuagenaria, mentre gli altri parenti si salvarono colla fuga: bandì cinquantamila scudi a chi uccidesse il cardinale, e infatto lo tentarono due inglesi e tre italiani, fra i quali un bolognese confessò essersi trattenuto lunga stagione a Trento con tale proposito.
Per lunga dimora e per tante relazioni e per la lingua che adoperò, il Polo è degno d'essere contato fra' nostri, e può considerarsi rappresentante dello introdottosi spirito di pietà, che ai Riformati dovea parere una protesta contro la rilassatezza di cui imputavano i Cattolici. Dal cardinale Cortese era stato invaghito degli studj biblici; e mentre stette Legato pontificio a Liegi, vi s'intratteneva nel modo ch'è descritto dal Priuli in lettera al Beccatelli del 28 giugno 1537576:
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