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      La pietà di quei colloqui appare viemeglio da quanto allora scriveva il Flaminio, e singolarmente da questa lettera a Galeazzo Caracciolo, del quale parleremo appresso:
      «La felice nuova, che mi diedero della santa vocazione di vostra signoria il signor Ferrante e il signor Giovan Francesco, diede grandissima allegrezza non solamente a me, ma ancora al reverendissimo Legato, e a questi altri signori, ed ora per confermare ed accrescere questa nostra allegrezza, vostra signoria m'ha fatto degno d'una sua lettera, la quale è quasi una ratificazione di quello che i predetti signori m'aveano scritto. Signor mio colendissimo, considerando io quelle parole di san Paolo, Voi vedete, fratelli, la vostra vocazione, che fra voi non sono molti savj secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, ma Dio ha eletto le cose stolte del mondo, per confonder le savie, e le cose deboli per confonder le forti, e le cose ignobili per confondere le nobili e quelle che non sono per distrugger quelle che sono, dico che, considerando io queste notabili parole, mi pare di vedere che 'l signor Dio abbia fatto un favor molto particolare a vostra signoria, volendo che ella sia nel numero di quelli pochissimi nobili, che egli orna di una nobiltà incomparabile, facendoli per la vera e viva fede suoi figliuoli; e quanto è stato più particolare il favore, che ella ha ricevuto da Dio, tanto la veggo più obbligata a vivere, come si conviene ai figliuoli di Dio, guardando che le spine, cioè i piaceri e gli inganni delle ricchezze e l'ambizione non soffochino il seme dell'evangelo, che è stato seminato nel cuor suo: benchè mi rendo certo, che il Signore, il quale ha cominciato a gloria sua l'opera buona in voi, la condurrà a perfezione, a laude e gloria della grazia sua, la quale creerà in voi un animo tanto generoso, che, siccome per lo addietro ponevate tutto il vostro studio in conservare il decoro de' cavalieri del mondo, così ora porrete tutta la vostra diligenza in conservare il decoro de' figliuoli di Dio, a' quali convien imitare con ogni studio la perfezione del loro celeste padre, esprimendo, e rappresentando in terra quella vita santa e divina, la quale viveremo in cielo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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