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      Il signor č mio pastore, niuna cosa mi mancherā; egli in luoghi ameni e erbosi mi fa riposare, e lungo le acque del refrigerio mi conduce. E crescendo tuttavia la diffidenza di se medesimo e di tutte le creature, e la confidenza in Dio, nč volendo nč in cielo nč in terra altra sapienza, altri tesori, altra potenza, altro piacere, altra gloria, altro favore che quello del suo Dio, grida col medesimo profeta: Signor, chi ho io in cielo oltre a te? Niuno io voglio teco sopra la terra: per lo desiderio di te, la carne mia e il cuor mio si consuma; o fortezza del mio cuore. Dio č la mia ereditā in sempiterno.
      ŦConsiderate che colui, il quale dice queste dolcissime e umilissime parole, congiunte con grandissima generositā, il quale non vuole nč in cielo nč in terra, niuna cosa se non Dio, considerate dico, che costui era un re potentissimo e ricchissimo. Ma egli non si lasciava offuscare l'intelletto, nč corrompere l'affetto dalla sua potenza nč dalle sue ricchezze, conoscendo per favor di Dio, che tutta la potenza, e tutte le ricchezze sono di Dio, e come cosa di Dio le dobbiamo possedere e dispensare a gloria di Dio: laonde si legge nel primo libro intitolato Paralipomenon, ch'egli in presenza di tutto il popolo disse queste divinissime parole: Benedetto signor Dio d'Israele, padre nostro ab eterno: tua č, signor, la magnificenza e la potenza e la gloria e la vittoria e la laude: perciocchč tutte le cose, le quali sono in cielo e in terra sono tue, tuo č, signore, il regno, e tue sono le ricchezze, tua č la gloria; tu sei signore di tutti; nella tua mano č la grandezza e l'imperio di ciascuno: per la qual cosa ora, Dio nostro, ti ringraziamo, e lodiamo il nome tuo inclito.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantų
Utet
1865 pagine 608

   





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