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      Chi sono io, e chi è il popolo mio, che ti possiamo promettere tutte queste cose? Tutte sono tue, e quelle che dalla tua mano abbiamo ricevuto, ti abbiamo dato; perciocchè siamo peregrini nella tua presenza, e forestieri, sì come tutti i padri nostri: i giorni nostri sono come un'ombra sopra della terra, e se ne fuggono senza alcuna dimora.
      «O signore mio, pregate di continuo il signor Dio che, insieme con questo gran re, vi umiliate da dovvero sotto la potente mano di sua divina maestà, lasciando a Dio tutta la gloria, tutta la potenza, per ricevere da Dio i beati doni della grazia sua, la quale egli comunica solamente agli umili, lasciandone vacui i superbi. Queste parole dice il Signore appresso Geremia: Non si glorii il savio nella sapienza sua, nè si glorii il forte della sua fortezza, nè si glorii il ricco delle sue ricchezze: ma chi si gloria, si glorii nel conoscermi; perciocchè io sono il Signore, il quale esercito la misericordia e la giustizia in terra; perciocchè queste cose a me piacciono, dice il Signore. Se dunque vi volete gloriare, non vi gloriate, come fanno coloro che hanno gli animi vili e plebei, nelle ricchezze e nella nobiltà carnale. Si glorii in queste cose vilissime e vanissime colui che vive nel regno della carne e del peccato; ma voi che siete entrato nel regno di Dio, gloriatevi che il vostro Dio abbia usato con voi la sua misericordia, illuminando le vostre tenebre, facendovi conoscere la sua bontà, facendovi, di figliuolo di ira, figliuolo suo; di vilissimo servo del peccato, nobilissimo cittadino del cielo; donandovi finalmente il suo unigenito figliuolo Gesù Cristo, e ogni cosa con lui; di maniera che, come dice san Paolo, il mondo, la vita, la carne, le cose presenti e le future e ogni cosa, è vostra in Cristo, e per Cristo unica felicità dell'anima vostra.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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