Pagina (598/608)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      «Avendomi detto che non lo laudi mai, mi bisogna tacere. Che se in questa materia avessi potuto allargarmi, vostra signoria reverendissima avria visto il caos d'ignoranza ove io era, e il labirinto di errori ov'io passeggiava sicura, vestita di quell'oro di luce, che stride senza star saldo al paragone della fede, nè affinarsi al fuoco della vera carità: essendo continuo col corpo in moto per trovare quiete, e con la mente in agitazione per aver pace. E Dio volle che da sua parte mi dicesse Fiat lux, e che mi mostrasse esser io niente, e in Cristo trovare ogni cosa».
      «.....Sapendo io il credito che monsignor ha alla signoria vostra e la reverenza che monsignor Luisi (Priuli) e monsignor Marcantonio (Flaminio) le hanno, la supplico a tenerli spesso ricordati che attendano con ogni possibil diligenza alla sua guardia, lasciando in questo a sua signoria la guardia severissima della sua intrepida fede, considerando che Dio gli ha eletti fra tanti altri suoi servi a custodire questo membro suo, il qual a me pare che faccia sempre male, come che si muova o a dextris secondo lo spirito suo, a sinistris secondo la carne mia.....»
      E al cardinale d'Inghilterra:
      «Sa il Signor nostro che per altro non desidero eccessivamente di parlar con vostra signoria se non perchè vedo in lui un ordine di spirito, che solo lo spirito lo sente: e sempre mi tira in su a quell'amplitudine di luce, che non mi lascia troppo fermare nella miseria propria: anzi con sì alti sostanziosi concetti mi mostra la grandezza di lassù e la bassezza e nichilità nostra, che, vedendo noi stessi e tutte le cose create servirci a questa, bisogna trovarci soli in Colui che è ogni cosa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





Dio Fiat Cristo Luisi Priuli Marcantonio Flaminio Dio Inghilterra Colui