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      E quanto più ho bisogno di parlare alla vostra signoria, non per ansia nè dubbj nè molestia che abbia o tema d'avere per bontà di colui che mi assicura, ma perchè ogni volta che la vostra signoria parli di quel stupendissimo sacrificio, della eterna destinazione, dell'esser preamati, e di quel pane ascondito trovato su quelli monti e fonti che scrive....., fa star l'anima sull'ali, sicura di volar al desiderato nido; sicchè tanto è per me parlare con vostra signoria come con un intimo amico dello Sposo che mi parlerà per questo mezzo, e mi chiama a lui, e vuol che ne ragioni per accendermi e consolarmi».
      Chi ha letto santa Teresa e la beata di Chantal non istupirà dell'affetto, che del resto, in donna, radamente si scompagna dalla venerazione. E forse il Priuli ne faceva appunto a Vittoria, la quale gli rispondeva: «La cosa è sì perfetta, l'affezione mia sì giusta, debita e santa, così utile all'anima mia, sì cara e grata a Dio, che mi andrei solo ritirando, come si suol ritirare la mente dalla troppo fissa orazione e dolcezza dello spirito, acciò ritorni a servir gli altri prossimi per esercitar la carità, perchè con monsignor esercito più la fede, ricevendo assolutamente da Dio quanto lui fa: sicchè sempre sono obbligatissima al dolcissimo mio e reverendissimo Morone, che in tutti i modi mi fa consolata».
      Chi poi, in questi ultimi anni, ha potuto assistere in Parigi ai convegni della signora Swetchine, e attorno a questa intelligente russa vedere raccolti Lacordaire, De Falloux, Montalembert, Dupanloup ed altri caporioni della scuola cattolica, nell'intimo bisogno di dirsi un all'altro il proprio pensiero sulle quistioni supreme, e di accomunar le melanconie della gioja e l'istruzione dei dolori, nel penoso rispetto del diritto e nel disgusto delle defezioni e delle debolezze; e riconoscere che, per arrivare all'oasi, bisogna attraversare il deserto; assicurarsi che, quando non si prenda la vita dal lato di Dio, non si sbriga questa matassa arruffata; e scontenti del mondo e di sè, contenti di Dio, con amabile semplicità accattare la solenne espiazione, e sostenersi vicendevolmente a soffrire, nella persuasione superna che Dio sa quel che fa, e nella mondana che, senza i colpi dell'avversità, ci sarebbe ancora del ferro ma non dell'acciajo; chi gli ha veduti, dico, gode immaginarsi che qualcosa di simile avvenisse attorno alla marchesa poetessa, fra quelle pie persone, cupide di sottrarsi al doloroso supplizio dell'incertezza.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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