Questo sì bello e sì alto pensieroTu primamente rivocasti in luce,
Trissino, con tua chiara e viva voce:
Tu primo i gran supplizj d'Acheronte
Ponesti sotto i ben fondati piediScacciando la ignoranza de' mortali (698-704).
Da questi versi, che io lascio lodare ad altri, s'indurrebbe che il poeta Giorgio Trissino insegnasse l'anima del mondo; ma invece di negare ciò, come altri fece591, poteasi vedervi l'abitudine, allora abbastanza estesa, di discutere e sostenere le opinioni anche le più lontane dall'ortodossia, come chiarimmo parlando della scuola di Padova, dove appunto predicavasi la dottrina d'Averroè592 sull'universalità dell'anima. Quanto all'altra parte, vorrebbe dire che il Trissino togliesse la paura dell'inferno, disnebbiando gli intelletti; ma ognuno vi riconosce un'infelice imitazione di Virgilio593.
Il Trissino, placido ingegno, ch'ebbe onori e incarichi fin di ambascerie da due papi, nell'Italia Liberata, poema che tutti conoscono e nessuno legge, s'avventa contro i preti, i quali «spesse volte han così l'animo alla roba, che per denari venderiano il mondo», e da un angelo fa vaticinare a Belisario in quanta corruzione cadrebbe la Corte romana, sicchè i papi non penserebbero che a rimpolpare i loro sterponi con ducati, signorie, paesi; conferire sfacciatamente cappelli ai loro mignoni e ai parenti delle loro bagasce; vendere vescovadi, benefizj, privilegi, dignità, o collocarvi persone infami; per denaro dispensare dalle leggi migliori, non serbare fede, trarre la vita in mezzo a veleni e tradimenti, seminare guerre e scandali fra principi cristiani, sicchè i Turchi e i nemici della fede se n'ingrandiscano: e conchiude che il mondo ravvedutosi correggerà questo sciagurato governo del popolo di Cristo.
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