Il doge di Venezia chiese due Gesuiti ad Ignazio, fra i quali il Laynez che, divenuto generale, spiegava il vangelo di san Giovanni pei nobili, e predicava ai tanti eretici chiamativi dal commercio. Alloggiava nello spedale di San Giovanni e Paolo, ma tanti doni vi affluivano, ch'egli protestò dal pulpito non ne riceverebbe più. Poi il priore Lippomani provvide colà d'una casa i Gesuiti, che n'ebbero pure a Padova, a Belluno, a Verona.
Se Ignazio non era meglio che un ignorante entusiasta, come alcuno vuole, cresce la meraviglia che fondasse una Compagnia di accorgimenti proverbialmente sottili, e che più d'ogni altra rivelò quanta potenza morale acquisti un'associazione robusta in una società che si sfascia19.
Le costituzioni de' Gesuiti portano i tre voti consueti: ma alla povertà si obbliga il privato, mentre i collegi e i noviziati ponno possedere onesta agiatezza. Non legavansi ai voti prima dei trent'anni, con lungo e scabroso noviziato prevenendo le incaute professioni e i tardivi pentimenti. Non che isolarsi, vivono in mezzo alla società, pur senza mescolarvisi; non hanno chiostri ma collegi ben fabbricati; abito ecclesiastico, non monacale, e che possono mutare con quello del paese ove dimorano; vita tutta di opere reali, efficienti, avendo per ogni condizione un posto, per ogni capacità una destinazione. Ciascuna provincia aveva un luogotenente e gradazione di cariche, dipendenti dal generale, che, a differenza degli Ordini monastici, era perpetuo, sedeva nella capitale del mondo cristiano: conosceva ciascuno per le relazioni trasmessegli dai capi; vegliava sull'amministrazione de' beni, e disponeva de' talenti e delle volontà. Acciocchè l'obbedienza fosse più intera, aveano divieto di chiedere dignità, anzi da principio asteneansi da qualunque impiego permanente.
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