Certo coll'alienarsi dall'imperatore per istudio dell'italiana indipendenza, tolse che questi lo coadjuvasse ad estirpare l'eresia. Mentre si sparnazava in questa politica secolaresca, gloriavasi di non aver mai passato un giorno senza dare qualche ordine per l'emendazione della Chiesa, onde gli fu appropriata una medaglia portante Cristo che caccia dal tempio i profanatori. Ma un giorno che il cardinale Pacheco in sua presenza voleva scolpare un altro cardinale, il papa gli ruppe le scuse in bocca, esclamando, «Riformazione ci vuole, riformazione»: e il Pacheco gli rispose: «Sta bene, santo padre, ma la riformazione dovrebbe cominciar da noi», e gli accennò gli inverecondi abusi de' suoi nipoti, che poi gli furono disvelati dall'ambasciadore di Firenze; sicchè egli ne pianse, e deplorò in concistoro, e li tolse di grado e relegò.
Gl'interni rigori gli aveano eccitato molti avversi, e viepiù tra i frati che a migliaia viveano fuor de' conventi, e ch'egli obbligò a rientrarvi, proibendo di dare altrimenti ad essi nè cibo nè ricovero, e tra gli Ebrei che avea ristretti nel ghetto. E questi furono motori d'un tumulto appena egli chiuse gli occhi; ove la sua statua fu decapitata e strascinata, per la città.
Il Bromazio nella vita di Paolo IV33 dice questi insulti cagionati in origine dalla pretensione che aveano i Romani che, al morire del pontefice, recuperassero la propria libertà, tolta fin dai tempi di Giulio Cesare; sicchè per esercitare giurisdizione, schiudevano i carcerati.
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