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      Onde, quanto pił in questa cosa ripenso, pił mi trovo inviluppato nella difesa della vostra causa, e vorrei volontieri non v'amar tanto, per non sentire quel dolore ch'io sopporto ora, per cagione di questa vostra nuova calamitą. Siami lecito con questo diverso, e forse non atto vocabolo, temperare quello errore che nasce dalla volontą vostra.
      Ma poichč ancora in me vive quello amore, che gią v'accesero le singolarissime virtł vostre, piacciavi almeno di darmi qualche consolazione, col farmi sapere le ragioni del consiglio vostro: se non potessero levarmi il dispiacere affatto, potrebbono forse addolcirlo ed alleggerirmelo alquanto. Ben vi consiglierei che, se, come io credo, vi siete partito d'Italia per salute della persona vostra, pił timoroso forse che non bisognava, vi consiglierei, dico, che vi fermaste a questo segno dove or siete, nč trapassaste pił innanzi; non predicaste, non iscriveste, non parlaste cose contrarie alla dottrina cattolica: anzi d'ogni cosa detta o fatta da voi, vi rimetteste umilmente al giudizio della Chiesa romana: perchč, facendo come vi dico, sarą solo ripreso in voi un timore nato da non troppo consiglio. Ma se vi governate altrimenti, coll'inasprir le cose ogni giorno, allora sarete d'una pertinace ostinazione e d'una ostinata eresia condannato, Nel primo caso standovi quieto ed umile, si solleverą tutta Italia in favor vostro, vi desidereranno, vi chiameranno, pregheranno. E per voi, e con molto loro contento v'impetreranno ogni grazia. Ma seguendo voi il secondo, si spegneranno in tutti quelle reliquie d'amore che ancora in molti cuori si mantengono calde, e in loro luogo v'entreranno l'odio e lo sdegno e l'ira contro di voi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantł
Utet
1865 pagine 728

   





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