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      Però per esso sono perseguitato e questo è ch'io credo, e confesso con Paolo (Rom. 8) che, essendo gli uomini, per il peccato del primo parente, figliuoli dell'ira e della dannazione morti e impotenti a rilevarsi e a reconciliarsi con Dio, Cristo giustizia nostra, mandato dal suo eterno Padre, con attribuirsi li peccati delli suoi eletti, e offerirsi in croce per essi, ha satisfatto pienissimamente, e in tutto placato l'ira di Dio; immo adottati per figli del suo eterno Padre e fatti suoi eredi, ricchi di tutti li divini tesori e grazie; e tutto per Cristo, per mera grazia e misericordia di Dio, senza che 'l meritassimo o facessimo alcuna opera, la quale in tutto o in parte fosse di tal grazia degna. Talchè, non perchè gli eletti aprano gli occhi e conoscono Dio, vanno a esso e operano in gloria sua opere sante, o si fanno forza di operare, però Dio gli accetta a braccia e gli ha eletti: ma perchè per mera grazia gli ha eletti in Cristo. Però li chiama internamente e tira a sè, n'apre gli occhi, gli dà lume, spirito e grazia, e li fa fare opere buone in gloria sua, in modo tale che, benchè l'empio sia libero in fare e non far molte opere umane e basse, niente di meno, infinchè per Cristo non è rigenerato, essendo prigione e servo del peccato, non può operarne divine e alte per non essere in sua libertà d'operare nè in tutto, nè in parte in gloria di Dio. E questo perchè non è in alcun modo in sua potestà l'avere spirito, lume sopranaturale, fede, speranza e carità, e l'altre virtù necessarie per operare a gloria di Dio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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