Poi il 7 marzo 1544 di nuovo:
«Mando alle signorie vostre il libretto vulgare già impresso contro la pestilente dottrina di frate Bernardino Ochino, con molto desiderio che quelle, come sono obbligate, sien vigilanti contra questa spirituale e maligna peste, tanto più che contra la peste corporale, quanto di questa spirituale ne seguita la morte eterna. Prego il Signore che in questi miseri e infelici tempi vi scampi, e tutta la città dagli imminenti pericoli e travagli, il che farebbe per sua misericordia se si provedesse prima col temere Dio e rendergli il debito culto, e di poi con osservar la giustizia senza rispetto proprio e affezione di parti, che son cagione della ruina de' regni, e de le città. Non mi occorre altro».
Nell'indice delle Carte Cerviniane dell'archivio di Firenze, filza xxviii, vedo registrata una lettera di Aonio Paleario, e un'altra della marchesa di Pescara che concernono l'Ochino. Ma non si trovano più, e andarono fra le non poche, sottratte gli anni scorsi, quando anche persone di dottrina e di nome dieder mano al turpe latrocinio, sfacciato a segno, che un negoziante di Parigi offriva pubblicamente agli amatori qualunque autografo desiderassero di questi archivi.
Bensì trovai nella Biblioteca Magliabechiana, manoscritta (Classe xxxiv, num. 2), la risposta latina di Don Basilio de Lapis cistercense a un'epistola dell'Ochino. Oltre usar tutti i modi per toccargli il cuore e indurlo a non nuocere a tante pecorelle che lo aveano seguito nella verità, il frate viene a confutare direttamente la sua dottrina sul matrimonio de' preti, sulla supremazia del pontefice, sul sangue di Cristo come unico espiatore, sul libero arbitrio, sul culto delle immagini, i digiuni, i giorni festivi; la distinzione fra sacerdoti e laici, la confessione.
| |
Bernardino Ochino Dio Carte Cerviniane Firenze Aonio Paleario Pescara Ochino Parigi Biblioteca Magliabechiana Classe Don Basilio Lapis Ochino Cristo
|