Da Pisa scrisse al cardinale Polo ed a' suoi amici di Lucca, sponendo le sue opinioni sui traviamenti della Chiesa romana. A Firenze persuase l'Ochino a imitarlo, e di due giorni il precedette per Bologna, Ferrara, Verona, accolto con favore dagli aderenti, e per l'Alpi retiche arrivò a Zurigo il 1542.
Bullinger, Pellicano, Rodolfo Gualter, Bibliander l'accolsero come fratello; passò quindi a Basilea, poi a Strasburgo66, donde il 6 gennajo 1543 dirigeva una lettera alla sua diletta Chiesa di Lucca.
In cinque anni che colà dimorò, stampava prima il Catechismo ovvero esposizione del symbolo apostolico (Basilea, 1546), poi varj libri sul Nuovo e Vecchio Testamento, e facea pubblici commenti. Suo metodo era di dare in prima il senso letterale di ciascun versetto, poi ne traeva gli argomenti e l'istruzione, ciascun passo confrontando con altri, e gli uni cogli altri rischiarando, sempre con severità e semplicità; adduceva in appresso le opinioni dei Padri sui punti discussi, e faceasi ammirare per la lucidità e precisione, forse dovuta allo studio fatto su Aristotele, e per cui veniva giudicato superiore a Bucer. Puro ed elegante riconosceasi il suo latino, benchè troppo conciso; nè mancava di movimenti patetici qualora dovesse esortare l'uditorio al pentimento, o descrivere la gioja di servir a Dio. Gran cura metteva alla precisione delle parole quando trattava della giustificazione e predestinazione e della santa cena.
Pietro teneva sempre occhio alle cose d'Italia e massime di Lucca; doleasi che molti per terrore rinunziassero ai nuovi insegnamenti, e al Bullinger scriveva: «Ti prego di pregare per quell'infelice Italia, perchè, fin quando non siasi convertita a Cristo, non troverà la fine de' suoi mali»67.
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