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      Pietro Martire ingegnossi d'indur il Biandrata all'unità della Chiesa, e con pura e sincera mente soscrivere alla formola sanzionata; ma quegli perseverò, e andossene a Chiavenna con un tal Giovanni Paolo pedemontano, come vedremo.
      Anche d'Inghilterra, dopo che, morta Maria, la succeduta Elisabetta rintegrò il protestantismo, continue lettere riceveva il Vermiglio, fin di vescovi e di Università, e a nome della regina chiedeanlo di pareri in fatto di credenze, di riti, di vesti, di cerimonie. Perocchè in paese tanto attaccato agli usi precedenti, segregatosi da Roma sol per decreti sovrani, la regina non osava distruggere tutto, e si ritennero croci, lumi, paramenti; nè Pietro Martire mostrava repugnarvi, forse per quel suo sistema conciliatore. Richiamato nell'isola, non si sapeva indurre a recarvisi, perchè avrebbe avuto a lottar di continuo, mentre ormai non ambiva più che la quiete. Bensì accettò di assistere Teodoro Beza nel colloquio di Poissy, dove trattavasi di stabilire una fede pel regno di Francia.
      In quel colloquio egli parlò italiano, e fece molto effetto74 non di mutare Cattolici, ma d'indurre i Riformati a credere che nella santa cena, per virtù ed efficacia di Dio, riceviamo realmente il corpo e sangue di Cristo. Pure industriavasi sempre a trarre ad accordi; mutava transustanziazione in consustanziazione; e cercava dissipare nella regina le sinistre voci, sparsesi sulle sue credenze; essere egli vissuto in paesi differenti, ma sempre procacciando pace e concordia; obbedendo alle leggi, per altro senza disviare dalle proprie credenze.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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