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      il matrimonio de' preti, la comunione sotto due specie, ed altri punti. Ne ritornava egli sempre meglio confermato nella dottrina della giustificazione, e ancor più dopo una visita che fece a Pietro Martire a Strasburgo. Reduce a Napoli, esortò gli amici a staccarsi dalla Chiesa di Roma: e poichè li vide tiepidi, soffocò in sè le affezioni domestiche, e raccomandandosi sovente a Dio (i suoi ci conservano la preghiera che suppongono facesse), se ne partì il marzo 1551, avendo trentacinque anni, e portando duemila ducati. Molti amici aveano promesso accompagnarlo; ma nol seguirono oltre i confini d'Italia. Stette alla Corte in Augusta fin quando Carlo V lo mise fuor della legge; allora passò a Ginevra, ove giunsero poco poi Lattanzio Ragnoni di Siena, da lui conosciuti a Napoli: e legossi con Calvino ed altri caporioni, che pensate se carezzavano questo insigne acquisto.
      A Napoli tal fuga fu udita con sommo dolore: la famiglia se ne tenne disonorata; l'Inquisizione fece indagini su' suoi amici: il padre non tralasciò nulla per richiamarlo; supplicò l'imperatore lo lasciasse venire impunemente, e gli mandò un salvacondotto di Venezia, in nome dell'autorità paterna intimandogli tornasse. In fatto padre e figlio scontraronsi a Verona il 29 aprile 1553, ma per quanto valutasse e l'affetto e l'autorità paterna, Galeazzo non si lasciò smuovere.
      Più tardi, allorchè divenne papa il Carafa suo prozio, Colantonio ne impetrò che Galeazzo potesse rimanere sul territorio veneto, senza cessare nessuna pratica religiosa; e gli mandò un passaporto perchè venisse a Mantova.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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