Marot ritirossi a Venezia, in una casa presso Lido, a poetare, finchè ottenne di tornare in Francia, patto che si mostrasse buon cattolico: e nol facendo, dovette ritirarsi a Ginevra, dove per iscostumatezza ebbe condanna di morte, commutatagli nella bastonatura per intercessione di Calvino. Allora ricoverò in Piemonte, ove morì il 1544.
Calvino partì da Ferrara travestito, e avviatosi alle Alpi, giunse ad Aosta92, poi a Ginevra, che dovea diventare la sua Roma. I lodatori di esso deplorano abbia dovuto abbandonare l'Italia, dove avrebbe potuto acquistare il gusto delle arti e il sentimento del bello di cui fu sempre sprovvisto. Certo egli non fa alcun cenno di impressioni estetiche avute in questo viaggio: e il suo soggiorno in Italia fu tanto breve, da non avervi lasciato traccie o scolari.
Nel 1545 Paolo III diede ordine ai magistrati di Ferrara d'indagare varie persone sospette di colà: e fu allora che Olimpia Morata sposò Andrea Gunther, medico tedesco, e con esso fuggì in Germania. Sant'Ignazio deputò a Ferrara il gesuita ginevrino Claudio Jay (1547) affinchè, mezzo francese, migliore accesso avesse alla Renata: ma in due anni, a pena potè ottenerne un'udienza. V'andò Francesco Borgia, il famoso santo, amico e compagno di Carlo V, lontano parente della casa estense in grazia della Lucrezia Borgia, e persuase il duca a porre nella sua città un collegio di Gesuiti. A questo diè molta mano Maria Frassoni, che con proprj denari fabbricò la casa, dove entrarono i padri Pascasio Broet e Giovanni Pelletario, e apersero scuole che divennero popolari.
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