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      Quid dicam nisi rarum in proceribus esse constantiæ exemplum? Ma s'ingannava: perocchè il duca così riferiva al re di Francia la pertinacia della moglie94:
      «Sire, bacio le mani alla Maestà Vostra e quanto umilmente posso in bona gratia di lei mi raccomando.
      «Sire, se ben cognosco che la qualità dei tempi è tale che dovrei ad un certo modo arrossire in pensar di dar fastidio alle orecchie della Maestà Vostra sopra particolari spiacevoli della casa mia; nondimeno la vera e affezionata servitù ch'io le porto, accompagnata dalla bontà e prudenza di lei, mi ha dato ardir e speranza insieme, che ella si dignerà escusarmi più presto che aversi a male, se ora l'importuno col farli sapere parte delle calamità mie, quali sin qui ho tenute secrete per la reverenza che porto e porterò sempre al serenissimo sangue di Francia; non ostante ch'io cognoscessi che il mio tacere, oltre tutti gli altri inconvenienti, nel fatto della religione fosse di nota particolar alla conscienza e onore della casa mia: laonde, per non usar in questa fastidiosa materia dicerie di belle parole, narrerò il più brevemente che potrò alla Maestà Vostra quanto mi occorre.
      «Sire, madama la duchessa mia consorte venne meco in Italia già sono passati xxv anni, osservantissima della religione e fede cattolica; di modo che il vivere, parlar, procedere e insomma tutte le azioni di lei davano al mondo tal odore e indizio di vera bontà, che ognuno ne restava consolatissimo, e ben si poteva cognoscere ch'ella fosse veramente e nata di sangue regale, e educata in corte e compagnia cristianissima.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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