A soli ventinove anni ella morì, e ad Eidelberga fu scritto sul suo sepolcro: «A Dio immortale e alla virtù e memoria di Olimpia figlia di Fulvio Morato, uom dottissimo, carissima moglie del medico Andrea Grunthero, il cui ingegno e la singoiar cognizione delle due lingue, e la probità de' costumi, e il sommo studio della pietà, sopra il comun modo furono stimate. Il qual giudizio umano della vita sua la beata morte, subìta santamente e pacatamente, confermò col testimonio divino. Morì in suolo straniero l'anno 1555 della salute; dell'età sua xxix. Qui fu sepolta col marito e col fratello Emilio».
Celio Calcagnini, che grandemente lodava le traduzioni e orazioni della Morata, ne pianse in versi la morte97. Sulla casa ch'era stata sua, l'accademia di Eidelberga fece scrivere:
Vilis et exilis domus hæc quamvis, habitatrixClara tamen, claram reddidit ac celebrem.
Delle opere sue una parte perì nell'incendio di Schweinfurt, tra cui osservazioni sopra Omero, e dialoghi greci e latini. Le altre che, oltre quarantotto lettere, sono tre discorsi sui paradossi di Cicerone, dialoghi, orazioni latine e poesie greche, vennero raccolte da Celio Curione, e stampate a Basilea98, dedicandole a Elisabetta regina d'Inghilterra nel 1558: subito esaurite, ristamparonsi nel 1562, poi di nuovo nel 1570 e nel 1580 con aggiunte.
DISCORSO XXVII
PIETRO PAOLO VERGERIO VESCOVO DI CAPODISTRIA.
L'elettore palatino Federico il Saggio, appassionatissimo per le reliquie, ne faceva incetta in ogni parte del mondo, e le riponeva in capse e teche di legno, di vetro, d'ebano, ornate di pietre, d'argento, d'oro.
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